Roma, Piazza del Popolo



di Piero Falletta
                                        

Dopo aver percorso Via del Corso (V. Capolavori a Via del Corso prima parte e seconda parte), siamo finalmente arrivati in questa che è una delle più importanti piazze della nostra città.
Lasciatevi stupire da questo grande spazio che avete avanti, circondato da una esedra che ne delimita la superficie.
A destra ed a sinistra troverete due bar storici della Capitale dove poter sostare ed ammirare l’ambiente.
La prima cosa che attirerà la vostra attenzione sarà l’obelisco che si trova al centro della piazza con i leoni ai quattro lati e le relative vasche di raccolta delle acque, ma se guardate bene, troverete anche due fontane, una parte di mura romane, tre chiese e, in alto a destra, la magnifica terrazza del Pincio.
Parleremo di tutto questo ed iniziamo proprio dalla piazza il cui nome potrebbe derivare dalla presenza di numerosi pioppi: i romani avevano l’abitudine di costruire i loro monumenti funerari lungo le strade ed ornarli appunto con i pioppi, (abbiamo anche visto una vecchia foto del Mausoleo di Augusto). La Via Flaminia, che parte da quella piazza, ne avrà ospitati molti. In questo luogo c’era probabilmente il Sepolcro di Agrippa, il quale, secondo Tacito, sarebbe stato sepolto in Campo Marzio.
Una seconda ipotesi è quella che vuole che la piazza prenda il nome dalla Chiesa di Santa Maria del Popolo.
S. Maria del Popolo, I. Silvestre, 1650 c.a
Nel Medioevo c’era una leggenda secondo la quale, alle falde del Pincio, su di un enorme noce cresciuto sul luogo ove erano state sepolte le ceneri di Nerone, si incontrasse lo spirito dell'Imperatore.
Papa Pasquale II, esasperato da questa storia e dopo l’apparizione in sogno della Vergine, fece segare l’albero ed in quel luogo edificò una chiesa, anzi, una cappella, dedicata proprio alla Vergine. Era il 1099.
Poiché tale chiesa fu costruita a spese del popolo romano, si chiamò "S. Maria o Madonna del Popolo".
Da qui, probabilmente, il nome della piazza. Tra il 1472 e il 1477, Papa Sisto IV la ricostruì in stile rinascimentale. La facciata fu poi modificata dal Bernini nel 1657-59.
Come si può immaginare, Piazza del Popolo un tempo era molto diversa.
Piazza del Popolo, Piranesi, 1751
Una prima valorizzazione di quell’area la si ebbe al tempo di Sisto V, quando questi incaricò l’Architetto Domenico Fontana di organizzare un grande piano di urbanizzazione della città in quanto, a Roma, arrivava moltissima gente e si aveva necessità di tante abitazioni, strade e piazze.
Gli obelischi divennero una mappa per il piano urbanistico e Sisto V li fece collocare in tutta la città come da indicazione del suo architetto.
A quel tempo Piazza del Popolo era semplicemente il punto di partenza di tre strade, ma l’obelisco egiziano messo al centro di quello spiazzo nel 1589 diede a quel luogo un nuovo aspetto, rendendolo uno dei nodi più importanti della città.
Solo verso la metà del XVII secolo fu trasformata in una piazza barocca.
Già il Fontana, partendo dall’obelisco, aveva constatato che gli assi delle tre strade, Via del Babuino, Via del Corso e Via di Ripetta, formavano fra di loro degli angoli di 22 o 23 gradi, rientrando, complessivamente, nella capacità visiva umana.
Piazza del Popolo vista dalla Porta Flaminia
Per completare la scenografia, nel 1662 fu iniziata la costruzione della Chiesa di Santa  Maria di Monte Santo, a sinistra guardando da Porta Flaminia e nel 1675 di Santa Maria dei Miracoli, a destra, entrambe progettate da Carlo Rainaldi ma completate dal Bernini e dall’Architetto Carlo Fontana.
Per creare un punto focale sulla piazza, le chiese dovevano essere simmetriche, ma lo spazio disponibile sul lato sinistro era minore.
Rainaldi riuscì nell’impresa costruendo la Chiesa di Santa  Maria di Monte Santo, più stretta, a sinistra, leggermente più dietro, con una forma ovale. Questa  avrebbe avuto una cupola dodecagonale, l’altra, S. Maria dei Miracoli, a destra, una cupola ottagonale.
Piazza del Popolo, Chiesa di Santa  Maria di Monte Santo
Piazza del Popolo, Chiesa di Santa Maria dei Miracoli















Le due chiese viste dalla piazza, per un puro effetto ottico, risultano uguali, anche perché i due portici vennero ornati da colonne simili usate per il campanile di S. Pietro, fatto demolire da Papa Innocenzo X.
Prima vi ho proposto una incisione del Piranesi, del 1751. In basso, eccone una seconda del Vasi dello stesso periodo, vista da un’altra angolazione.
Come potete vedere, la piazza assunse l'aspetto at­tuale tra il 1816 e il 1824 ad opera dell'architetto romano Giuseppe Va­ladier.
Piazza del Popolo, Vasi, 1747, 60 anni prima della ristrutturazione del Valadier
La trasformazione fu iniziata sotto il papato di Pio VII per essere completata nel 1824 quando Leone XII, per rendere omaggio a Napoleone, chiese al Valadier di mettere in risalto la romanità perduta e l'idea dell'im­pero.
Fu un lavoro radicale. La piazza aveva da un lato fienili e granai e dall'altro una gran vigna appartenente agli Agostiniani. Furono eliminati.
Il Pincio non era che un pezzo della campagna romana, per buona parte scosceso, che arrivava sino alle anti­che mura Aureliane. Non si  parlava più del fantasma di Nerone, ma era comunque un luogo da cui stare alla larga.
Dalle pendici sino al di là del muro, era usato come cimitero degli impenitenti e delle “donne pubbliche”, gente inde­gna della sepoltura ecclesiastica.
Era l’epoca dei Papi e….. non fu difficile demolirlo.
Vennero ideate due esedre: una verso il Pin­cio, la più significativa, che doveva costituire l'apoteosi di Roma; sul lato opposto, l'esedra verso occidente, al tramonto, un tramonto reale e simbolico.
Piazza del Popolo, Esedra destra
Nella prima esedra, una fontana sovrastata dalla statua di Roma, attorniata dal Tevere e dall'Aniene, con la lupa in mezzo. Ai lati, le colonne rostrate di Caio Duilio, se­gno di vittoria e di supremazia anche sul mare. Sopra ad esse,  i prigionieri, i “Cattivi”, simbolo dei popoli sottomessi, e la “Vittoria” simbolo del vincitore.
Piazza del Popolo, Esedra destra, particolare
Piazza del Popolo, Esedra sinistra



In alto, retta da grandi archi sotto i quali c'è una fontana, la più bella terrazza di Roma, da dove l’occhio avrebbe potuto spaziare senza interruzione verso la cupola di S. Pietro.
L’esedra del lato opposto fu ornata da una fontana simile all’altra sovrastata da un “semplice” Nettuno tra due tritoni.
Agli angoli esterni delle due esedre, figure allegoriche delle quattro stagioni: l'esedra est, quella dell'apoteosi, ha sui lati la “Primavera” e l’”Estate”, quali simboli positivi, l’altra l’”Autunno” e l’”Inverno”….
Rappresentazione dell'Estate
Completiamo il giro della Piazza parlando della Porta Flaminia.
La facciata esterna fu commissionata da Pio IV a Michelangelo, ma il grande artista, ormai molto anziano, passò l'incarico ad un suo seguace, Nanni di Baccio Bigio, che la completò tra il 1562 ed il 1565.
Piazza del Popolo, Porta Flaminia, facciata esterna
La facciata si presentava con quattro colonne provenienti dall'antica Basilica di S.Pietro ai lati di un unico fornice, sovrastato da una grande lapide e dallo stemma papale sorretto da due cornucopie.
Soltanto nel 1638 furono inserite, tra le due coppie di colonne, le due statue di Pietro e Paolo, che erano state rifiutate dalla Basilica di San Paolo; i due fornici laterali furono aperti nel 1887 per esigenze di traffico, demolendo le due torri che fiancheggiavano la porta.
La facciata interna, opera del Bernini, fu eseguita per volontà di Papa Alessandro VII Chigi nel 1665, in occasione dell'arrivo a Roma della Regina Cristina di Svezia.
Piazza del Popolo, Porta Flaminia, facciata interna
In alto, lo stemma di famiglia, il monte a sei cime accompagnato da una stella a otto raggi.
Al centro della piazza, i leoni e relative fontane attorno all'obelisco vennero aggiunti nel 1829.
Già, l’obelisco.
L'obelisco che oggi si trova in Piazza del Popolo è il secondo per vetustà fra gli obelischi di Roma. Alto 25 metri, con il basamento supera i 36.
Fu fatto costruire da Ramesse II (Ramses II), uno dei più potenti Faraoni d’Egitto.
Fu innalzato ad Eliopoli più di tremila anni fa e poi portato a Roma da Augusto pochi anni prima della nascita di Cristo e sistemato sulla spina del Circo Massimo, dove quasi quattrocentomila persone potevano esaltare la potenza dell’Imperatore ed ammirare l’imponenza di quel monumento intorno al quale, per oltre cinque secoli, si sarebbero svolte le corse delle bighe.
Piazza del Popolo, Obelisco
Piazza del Popolo, Particolare dell'Obelisco

Nel 1587, fu ritrovato rotto in tre pezzi assieme all’obelisco di Piazza San Giovanni e, come detto precedentemente, utilizzato da Domenico Fontana per ordine di Papa Sisto
La fontana, sempre opera del Valadier, si compone di un ampio basamento su sette gradoni; ai quattro lati altrettanti leoni, ciascuno dei quali versa un getto d’acqua dalle fauci nella propria vasca di raccolta.
Piazza del Popolo, una delle quattro fontane
Fontana del Trullo















Inizialmente, al posto di questa fontana, era stata messa una fontana più piccola, chiamata "Fontana del Trullo", che come proporzioni non si adattava alla grandezza della piazza. Installata dal Della Porta nel 1573 per volere di Papa Gregorio XIII, fu rimossa dal Valadier e spostata poco distante, a Piazza Nicosia.
Abbiamo parlato dell’aspetto architettonico delle tre chiese di Piazza del Popolo. Adesso dobbiamo parlare dei loro tesori artistici.
Santa Maria in Montesanto, una delle due chiese gemelle, è la ricostruzione di una piccola chiesa che apparteneva ai frati Carmelitani della Provincia di Monte Santo in Sicilia e situata nelle vicinanze. E’ nota anche come “Chiesa degli Artisti”. Sull’altare maggiore fa bella mostra di sè l’immagine della Madonna del Carmine di Monte Santo, proveniente dall’antica chiesetta.
S. M. in Monte Santo
S. M. in Monte Santo, Altare Maggiore
Una leggenda vorrebbe che una fanciulla quindicenne, non riuscendo a dipingere il colorito del viso della Vergine, fu presa da un grande avvilimento. Piangendo, si addormentò ed al risveglio avrebbe trovato il quadro miracolosamente completato.
S. M. in Monte Santo: emiciclo sinistro  
S. M. in Monte Santo: emiciclo destro



















S. M. in Monte Santo: Niccolò Berrettoni,
La Vergine col Bambino, S. Anna e San Giuseppe 1679-82


Nell’emiciclo destro, importanti le opere di Niccolò Berrettoni nella Cappella di S. Anna.
Da pochi giorni è stato completato il restauro del soffitto della Sacrestia, affrescato da  G. Battista Gaulli detto il Baciccio, con il contributo di una nota ditta alimentare francese. 
Il dipinto, raffigurante una “Gloria di Angeli con strumenti della Passione” fu eseguito a tempera su muro.

Anche Santa Maria dei Miracoli, la seconda chiesa “gemella”, venne costruita per sostituire una piccola cappella edificata ai bordi del Tevere (vi ripropongo la foto).



Piazza del Popolo, Chiesa di Santa Maria dei Miracoli
S. M. in Monte Santo: Soffitto della sacrestia

La tradizione vuole che in un giorno di giugno del 1325 un bimbo cadde nel Tevere e la madre, per ottenerne la salvezza, invocò l’immagine di una Madonna dipinta sulle mura del fiume.
Miracolosamente il bimbo si salvò asserendo di essere stato tenuto a galla da una signora. Gli abitanti vollero far costruire in quel luogo una cappella e all’interno posero l’immagine della Madonna dei Miracoli.
S. M. dei Miracoli: Interno
S. M. dei Miracoli:
Altare Maggiore con immagine della Madonna dei Miracoli
Nel tempo, la cappella passò a vari ordini ecclesiastici e la Madonna dei Miracoli fu trasferita nella Chiesa di San Giacomo in Augusta, vicino all’ospedale San Giacomo, poco distante da Piazza del Popolo.
Poiché il luogo dove era stata costruita era sottoposto ad allagamenti per le frequenti esondazioni del fiume, Papa Alessandro VII, nel 1661, ordinò la costruzione della chiesa che stiamo visitando per custodire la copia della Madonna dei Miracoli.
La Chiesa ospita quattro cappelle. Quella di Sant’Antonio, costruita dal Fontana, ha sull’altare una tela raffigurante la Vergine col Bambino, Sant’Antonio da Padova e Sant’Antonio Abate. Risale al XVII secolo ed è opera del francese Guascard. Sotto, in un’urna di cristallo, la statua di Santa Candida.
S. M. dei Miracoli, Cappella di S. Antonio:
tela raffigurante Vergine col Bambino
S. M. dei Miracoli, Cappella di S. Antonio:Statua e Reliquie di Santa Marta 






Nella Cappella della Madonna di Bertharram, una copia della statua di quella Madonna e tele del XVIII secolo, come nella Cappella del Rosario, dove ci sono anche le reliquie di San Diodoro. La quarta è la Cappella dell’Assunta, con una pala d’altare raffigurante l'Assunta e San Gregorio Taumaturgo. Ovviamente ognuna di esse ha altre opere, ma ne ometto la descrizione.

S. M. dei Miracoli, Cappella della Madonna di Betharram
copia della statua della Vergine
Vi ricordate quanto detto prima relativamente ai monumenti funerari della zona?
Bene, pare che sotto le due chiese gemelle siano presenti, scoperti da recenti lavori di restauro, i resti di due tombe a forma di piramide risalenti all’epoca di Augusto. Erano state messe come “Porte d’ingresso” alla zona di campo Marzio, come in effetti sembrano fare oggi le due Chiese gemelle.
Non ci resta che parlare della Chiesa di S. Maria del Popolo, forse la chiesa più ricca di opere d’arte di Roma,  probabilmente perché molte famiglie nobili avevano in quella chiesa la cappella di famiglia.
S. Maria del Popolo, Facciata
Nel tempo, tutti i più grandi artisti che hanno lavorato a Roma hanno avuto a che fare con questa chiesa: Bernini la fece diventare barocca, Caravaggio ci ha lasciato due tra i suoi più grandi capolavori, la “Crocifissione di San Pietro” e la “Conversione di San Paolo”, il Pinturicchio un “Presepe”, etc.
L'interno della chiesa è a tre navate. Come già detto, tra il 1655 e il 1659, sotto il pontificato di Alessandro VII Chigi, Bernini la ristrutturò, aggiungendo, tra l’ altro, stucchi di finto marmo sulle campate degli archi.

S. Maria del Popolo, Navata centrale
La chiesa ha dieci cappelle, cinque per lato, tutte grandi opere d’arte.
La prima a destra è la Cappella Della Rovere, affrescata da un allievo del Pinturicchio. Qui, il Maestro, ha dipinto una “Natività” con San Girolamo inginocchiato in primo piano. Nel quadro, in secondo piano, un autoritratto dell’autore.
Cappella Della Rovere, Pinturicchio, Natività 
Cappella Della Rovere, Volta














Segue la Cappella Cybo, una importante opera seicente­sca di Carlo Fontana a croce greca. Sull’altare una pala di Carlo Maratta raffigurante l’Immacolata Concezione con i Santi Giovanni Evangelista, Gregorio, Giovanni Crisostomo e Agostino.
S. Maria del Popolo, Cappella Cybo      
S. Maria del Popolo, Cappella Cybo
 C. Maratta, Immacolata concezione
Cappella Cybo, Cupola, Luigi Garzi: L'Eterno in gloria, 1685








Nella terza cappella, Cappella Basso della Rovere, troviamo ancora due dipinti della Scuola del Pinturicchio: una “Madonna con Bambino e Santi” e una “Assunzione”. 
Cappella Basso Della Rovere
Scuola del Pinturicchio
Madonna con Bambino e Santi, 1489-1491  
Cappella Basso Della Rovere, Scuola del Pinturicchio,  1489-1491. Lunette:
 Nascita della Vergine, Presentazione, Annunciazione,Sposalizio, Visitazione 





















Cappella Basso Della Rovere, Scuola del Pinturicchio
Assunzione della Vergine, Disputa di S. Agostino e Martiri
 1489 1491   
Anche la Cappella Costa,  la quarta, ha avuto le attenzioni di questo grande Maestro e della sua scuola.
Cappella Costa, monumenti funebri  
Cappella Costa, Scuola del Pinturicchio
lunette con Padri della Chiesa 1488-1490



















Nella parte destra del Transetto, avendo l’ingresso alle spalle, oltre ad ospitare l’organo decorato in stucchi dorati, c’è un bel quadro di Giovanni Maria Morandi, “Visitazione”, dipinto nel 1659.
Braccio destro del transetto, A. Raggi
Cantoria con angelo e putto reggi stemma 1656- 1657        
Braccio destro del transetto, Volta



Braccio destro del transetto, Bottega del Bernini, Altare, Angeli
Giovanni Morandi, Visitazione, 1659
Braccio destro del transetto
Giovanni Morandi, Visitazione, 1659

































Dal transetto, tramite il corridoio ricco di sculture quattrocen­tesche, ci si può spostare verso la sagrestia, dove è conservato un altare marmoreo di Andrea Bregno, del 1473, sostituito nel Seicento da quello attuale, con Madonna di scuola senese del Trecento. 
Ancora, prima di arrivare all’altare maggiore, vedrete due piccole cappelle, la prima, la Cappella di Santa Rita seguita dalla Cappella Feoli, dedicata a San Tommaso di Villanova.
Cappella Feoli, Spirito Santo e i quattro Evangelisti, 1860
Cappella Feoli
C. De Rossi, San Tommaso di Villanovao, 1860

Sull’altare maggiore, del 1627, una tavola bi­zantina del XII secolo, la Madonna del Popolo che, secondo una credenza diffusa, sarebbe stata dipinta da San Luca Evangelista e trasferita qui dalla Basilica di San Giovanni in Laterano da Papa Gregorio IX nel 1235.
Altare centrale e abside
Quadro della Madonna delle Grazie





















Passando dietro l’altare si accede al coro, una splendida creazione rinasci­mentale del Bramante.
Santa Maria del Popolo, Coro
Qui si possono ammirare delle magnifiche vetrate con le storie di Gesù e di Maria, realizzate nel ‘500 dal francese Guglielmo di Marsiglia e, nella volta, affreschi dell’Incoronazione di Maria, Evangelisti, Sibille e Dottori della Chiesa, opere del Pinturicchio.
Importante il monumento funebre, dedicato a Girolamo Basso della Rovere, fatto da Andrea Sansovino.
Lapide ricordo dell'albero di noce sulla tomba di Nerone
A terra è posta una lapide che ricorda il punto esatto dove c’era l’albero di noce fatto tagliare da Papa Pasquale II.
Come vedete, a differenza delle altre volte, mi sto soffermando molto, anche se in modo minimale, sulla descrizione di questa importante Chiesa e spero di non annoiarvi, ma c’è ancora molto da dire.
Nell’estremità sinistra del transetto è raffigurata la Sacra Famiglia dipinta nel 1659 da Bernardino Mei durante i lavori di ristrutturazione di Bernini.
Estremità sinistra del transetto: Bernardino Mei
La Sacra Famiglia con simboli della Passione, 1659 
Le Cappelle della parte sinistra della Chiesa, continuando il giro dopo l’altare, iniziano con la Cappella Cerasi che ospita tre grandi capolavori. Sull’altare,  Annibale Carracci con la luminosa tela “Assunzione della Vergine”, la Madonna in procinto di salire in Paradiso con un giovane, simbolo della maternità, con ai suoi piedi tutti gli apostoli, quasi a trattenerla ancora con loro.
Cappella Cerasi
Cappella Cerasi
Annibale Carracci, Assunzione della Vergine, 1601
Sulle pareti laterali, due capolavori del Caravaggio: la “Crocifissione di San Pietro”, il cui volto sembra accusare il suo carnefice ma in realtà è un’accusa nei confronti di tutti noi peccatori e la “Conversione di San Paolo”, con un cavallo in primo piano, con una zampa alzata, rispettoso e consapevole del dramma del suo padrone.
Cappella Cerasi
Caravaggio, Conversione di Saulo 1601
Cerasi, Caravaggio
Crocifissione di Pietro 1601
Segue la Cappella Theodoli con la statua dedicata a S. Caterina d’Alessandria, fatta da Giulio Mazzoni che affescò anche la volta e le pareti.
Iniziamo il lato sinistro con la Cappella del Crocifisso. Da ammirare la Cappella Mellini e la Cappella Montemirabile, l’ultima, anch’esse ricche di opere d’arte.
Cappella Mellini, Volta G. Mannozzi
Storie di San Nicola da Tolentino 1623 - 1624
Cappella Montemirabile, Pasquale Rossi, Battesimo di Cristo XVIII sec













Fermiamoci davanti alla Cappella della Famiglia Chigi, la terza, una delle più illustri famiglie di Roma. Il progetto, opera di Raffaello, fu modificato dal Bernini per volontà di Papa Alessandro VII, Chigi.
Cappella Chigi
Tra le tombe della famiglia, sull’altare è posta una pala raffigurante la natività della Vergine di Sebastiano del Piombo, del 1530 circa. Nata come una cappella funebre, è divenuta un inno alla Resurrezione e le quattro statue ai lati,  Lorenzetto e Bernini tra gli autori, ne mostrano il concetto: Giona, rimasto tre giorni nel ventre della balena, Abacuc “pescato” per i capelli dall’Angelo, Elia, non morto ma portato in cielo su un carro di fuoco e Daniele, mandato nella fossa con i leoni e da questi aiutato a sopravvivere.
Cappella Chigi, la volta
Una curiosità: guardate la colonna centrale della navata sinistra. Vedrete una piccola scultura, opera,  se non ricordo male, di Michelangelo. Rappresenta le età dell’uomo: la giovanile, guardando a destra, l’età matura al centro e, a sinistra, la vecchiaia. E’ una scultura molto bella che vi farà riflettere sul trascorrere del tempo.
Michelangelo, Le età dell’uomo
Superato il monumento funebre a Maria Flaminia Odescalchi, ci accompagna all’uscita un’immagine inquietante: uno scheletro dietro le sbarre.
A differenza di quanto si possa credere, è un’immagine di speranza: la Morte imprigionata e sconfitta dalla Fede.
Monumento funebre a Maria Flaminia Odescalchi 
La Morte imprigionata
Abbiamo completato un percorso intenso e molto ricco di opere d’arte, forse faticoso; la prossima volta ripartiremo da Piazza Colonna e percorrendo Via del Tritone, una strada perpendicolare a Via del Corso, arriveremo a Piazza Barberini.
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